Intervento di apertura di Bruno Begnoni
Comboni nel 1881 ha scritto questa lettera al padre: “A dirvi proprio la verità sincera, dopo la partenza di Domenico, mi sono scelto per cameriere quel Giuseppe toscano, grande, etc., che avete veduto a Verona, e che ho ricevuto da Piacenza, ma egli è toscano. Questo bravo uomo vale e cento volte più che Domenico, perché oltre al servirmi dieci volte meglio, e con maggiore capacità di Domenico, non mi secca colle chiacchiere e sciocchezze di Domenico, ma lavora, agisce, fa, e tace, ed è il tipo della gentilezza, ha amore e rispetto etc.”.
Perché ho fatto questa citazione? Prima di tutto non dobbiamo mai sentirci soli, perché Dio è sempre con noi e, cosa importante, Dio ci affida il suo Regno e, se ci crediamo, ci guida sempre verso il meglio. Nella lettera di Comboni troviamo sintetizzato tutto il nostro impegno come laici. Il laico è capace, lavora, agisce, fa, tace, è gentile; il laico è pieno d’amore ed è rispettoso per servire Dio nel Regno.
Il convegno che vivremo in questi giorni deve aiutarci a scoprire e ad aprirci sempre più verso questo Regno, verso quel cammino come laici comboniani. Ci fregiamo di un segno importante: la croce di Cristo che è segno di amore. Quell’amore che Dio, attraverso il Figlio, ha dato a tutti noi e che noi riceviamo in modo più forte perché, oltre ad essere fratelli di Cristo, diventiamo fratelli servitori particolari del beato Daniele Comboni. È importante allora il lavoro che stiamo tentando di fare: unire tutti i laici comboniani per servire meglio la missione.