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Relazione 1° anno di missione di Ilaria e Federico

Breve resoconto del primo anno di esperienza dei Laici Missionari Comboniani inseriti nella comunità Açailândia-Piquiá in Brasile

 

Il contesto che abbiamo trovato

Ad Açailândia, nel Maranhão, l’esperienza di collaborazione con i laici missionari comboniani (LMC) viene da lontano: quindici anni fa due laiche spagnole hanno fondato insieme ai missionari comboniani il ‘Centro de Defesa da Vida e dos Direitos Humanos‘ (CDVDH) e installato la Pastoral da Criança (pastorale dell’infanzia) nella città. Dieci anni fa un terzo laico spagnolo ha cominciato la sua esperienza, che dopo molta insistenza ha permesso la fondazione della scuola agraria ‘Casa Familiar Rural‘ (CFR).

Il nostro arrivo in Brasile risale a marzo 2010, un anno fa, dopo un periodo di formazione iniziato con il GIM (2004-2007), seguito da una visita in Brasile (2008) e concluso dopo quasi un anno (2009) di permanenza nella comunità di famiglie di ACF (Associazione Comunità e Famiglia) del Castellazzo a Basiano (MI). In questo periodo abbiamo anche frequentato il corso del Centro Unitario Missionario a Verona.

Condivisione di Federico e Ilaria – 5 settembre 2010

Lc 14,25-33

Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.

Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda un’ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

 

(Sapienza 9,13-18 – Salmo 89)

News da Caterina

Lira, 24 febbraio 2010

 

Ciao,

dopo 7 mesi di permanenza in Uganda posso cominciare a dire qualcosa… Dopo un primo periodo abbastanza movimentato e di adattamento adesso mi sto quasi sentendo a casa. Sto lavorando nel reparto di medicina dell’ospedale Pope John XXIII di Aber, nella Diocesi di Lira, ospedale diocesano diretto da mons. Franzelli Giuseppe, comboniano bresciano. Purtroppo dove abito non ci sono comunità di comboniani/e, anche se si respira il Comboni dappertutto, come in tutto il nord dell’Uganda, perché il passato come il presente sono stati e sono segnati fortemente dalla presenza dei comboniani.

Progetto di Federico e Ilaria

1. Contesto


1.1. Il contesto sociale locale

La comunità in cui i laici si inseriranno si trova al “Portal da Amazônia”: sulla porta d’ingresso dell’Amazzonia, porta che in molti desiderano chiudere lasciando alle spalle identità territoriale, appartenenza culturale e biologica al ricchissimo sistema forestale, fatto di gente, di terra e di acqua, di vita pulsante. Questo luogo è anche la frontiera che qui chiamano “arco do desmatamento”, la grande mezzaluna della devastazione che si addentra ogni anno più a nord, cancellando un semicerchio alla volta quello che la vita ha intessuto per millenni. Açailândia negli ultimi venti anni si è trasformata: da città di segherie è diventata un centro siderurgico e chimico. La città infatti ricopre un ruolo fondamentale nella catena di estrazione-lavorazione-esportazione del ferro proveniente dalla vicina miniera del Carajás in Pará. Il ferro grezzo viene trasportato dalla miniera al porto di São Luis tramite una linea ferroviaria lunga 892 Km. Ad Açailândia si trovano diverse industrie siderurgiche che lavorano il ferro trasportato dal treno trasformandolo in ferro-gusa pronto per essere esportato. La produzione richiede forza lavoro e grandi quantità di carbone. La produzione del carbone viene effettuata coltivando grandi terreni con alberi di eucalipto. Questo albero infatti ha la caratteristica di essere adatto al tipo terreno nella zona e di crescere molto velocemente, d’altra parte però richiede moltissima acqua e rende il terreno non utilizzabile per altri scopi agricoli. Il contesto sociale che si è creato è molto determinato dalla realtà industriale che occupa la maggior parte dei lavoratori della città. È inoltre caratterizzato da un contesto abitativo molto semplice sorto anche nelle immediate vicinanze delle aziende siderurgiche e quindi contaminato da fumi e dai residui inquinanti della lavorazione del ferro. La comunità comboniana nella città svolge un importante lavoro di promozione umana e culturale e di coscientizzazione.

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