Bari

Incontro 27 aprile 2019

IN ASCOLTO DI ALCUNI TESTIMONI


Preghiera
(Maria, donna del terzo giorno – don Tonino Bello)

Santa Maria, donna del terzo giorno, destaci dal sonno della roccia. E l’annuncio che è Pasqua pure per noi, vieni a portarcelo tu, nel cuore della notte.
Non aspettare i chiarori dell’alba. Non attendere che le donne vengano con gli unguenti. Vieni prima tu, coi riflessi del Risorto negli occhi e con i profumi della tua testimonianza diretta.
Quando le altre Marie arriveranno nel giardino, con i piedi umidi di rugiada, ci trovino già desti e sappiano di essere state precedute da te, l’unica spettatrice del duello tra la vita e la morte. La nostra non è mancanza di fiducia nelle loro parole. Ma ci sentiamo così addosso i tentacoli della morte, che la loro testimonianza non ci basta. Esse hanno visto, sì, il trionfo del vincitore. Ma non hanno sperimentato la sconfitta dell’avversario. Solo tu ci puoi assicurare che la morte è stata uccisa davvero, perché l’hai vista esanime a terra.
Santa Maria, donna del terzo giorno, donaci la certezza che, nonostante tutto, la morte non avrà più presa su di noi. Che le ingiustizie dei popoli hanno i giorni contati. Che i bagliori delle guerre si stanno riducendo a luci crepuscolari. Che le sofferenze dei poveri sono giunte agli ultimi rantoli. Che la fame, il razzismo, la droga sono il riporto di vecchie contabilità fallimentari. Che la noia, la solitudine, la malattia sono gli arretrati dovuti ad antiche gestioni. E che, finalmente, le lacrime di tutte le vittime delle violenze e del dolore saranno presto prosciugate come la brina dal sole della primavera.
Santa Maria, donna del terzo giorno, strappaci dal volto il sudario della disperazione e arrotola per sempre, in un angolo, le bende del nostro peccato. A dispetto della mancanza di lavoro, di case, di pane, confortaci col vino nuovo della gioia e con gli azzimi pasquali della solidarietà.
Donaci un po’ di pace. Impediscici di intingere il boccone traditore nel piatto delle erbe amare. Liberaci dal bacio della vigliaccheria. Preservaci dall’egoismo. E regalaci la speranza che, quando verrà il momento della sfida decisiva, anche per noi come per Gesù, tu possa essere l’arbitra che, il terzo giorno, omologherà finalmente la nostra vittoria.

Risonanze su iniziative nel territorio locale

Organizzato dalla Caritas diocesana, il giorno 2 marzo si è tenuto un incontro sul tema Beati i miti. AAA Parole e gesti non violenti CERCASI”, nel quale è intervenuto Marco Iasevoli, giornalista di “Avvenire” che ha offerto molteplici spunti di riflessione.
La mitezza non riguarda soltanto atteggiamenti e comportamenti, ma è anche un progetto culturale: per sostenere un servizio ci vuole sempre formazione e cultura, perché ad un certo punto per andare avanti, per procedere, per migliorare, non basta la buona volontà. La mitezza ci richiama all’unità della nostra persona, alla coerenza tra fede e vita: non è possibile essere cristiani solo in chiesa ma non anche in famiglia, al lavoro, per strada, sui social network. Attraverso la formazione e la cultura siamo chiamati a fare sintesi delle varie pulsioni che ci abitano.
Bisogna fare attenzione ad un rischio, e cioè che non si passi dalla “mitezza” al sentirsi “mito”: è necessario purificarsi costantemente dalla tentazione di vivere il servizio come un potere.

Incontro 30 marzo 2019

LA MISSIONE DI COMBONI: LA STORIA, LE SFIDE, LE SUE SCELTE

 

Preghiera
(Maria, donna del Sabato santo – don Tonino Bello)

Santa Maria, donna del Sabato santo, estuario dolcissimo nel quale almeno per un giorno si è raccolta la fede di tutta la Chiesa, tu sei l’ultimo punto di contatto col cielo che ha preservato la terra dal tragico blackout della grazia. Guidaci per mano alle soglie della luce, di cui la Pasqua è la sorgente suprema.
Stabilizza nel nostro spirito la dolcezza fugace delle memorie, perché nei frammenti del passato possiamo ritrovare la parte migliore di noi stessi. E ridestaci nel cuore, attraverso i segnali del futuro, una intensa nostalgia di rinnovamento, che si traduca in fiducioso impegno a camminare nella storia.
Santa Maria, donna del Sabato santo, aiutaci a capire che, in fondo, tutta la vita, sospesa com’è tra le brume del venerdì e le attese della domenica di Risurrezione, si rassomiglia tanto a quel giorno. È il giorno della speranza, in cui si fa il bucato dei lini intrisi di lacrime e di sangue, e li si asciuga al sole di primavera perché diventino tovaglie di altare.
Ripetici, insomma, che non c’è croce che non abbia le sue deposizioni. Non c’è amarezza umana che non si stemperi in sorriso. Non c’è peccato che non trovi redenzione. Non c’è sepolcro la cui pietra non sia provvisoria sulla sua imboccatura. Anche le gramaglie più nere trascolorano negli abiti della gioia. Le rapsodie più tragiche accennano ai primi passi di danza. E gli ultimi accordi delle cantilene funebri contengono già i motivi festosi dell’alleluia pasquale.
Santa Maria, donna del Sabato santo, raccontaci come, sul crepuscolo di quel giorno, ti sei preparata all’incontro col tuo figlio Risorto. Quale tunica hai indossato sulle spalle? Quali sandali hai messo ai piedi per correre più veloce sull’erba? Come ti sei annodata sul capo i lunghi capelli di nazarena? Quali parole d’amore ti andavi ripassando segretamente, per dirgliele tutto d’un fiato non appena ti fosse apparso dinanzi?
Madre dolcissima, prepara anche noi all’appuntamento con lui. Destaci l’impazienza del suo domenicale ritorno. Adornaci di vesti nuziali. Per ingannare il tempo, mettiti accanto a noi e facciamo le prove dei canti. Perché qui le ore non passano mai.

Risonanze su iniziative nel territorio locale

Il giorno 1 febbraio si è tenuta la presentazione del libro “Le storie fanno la storia”, una raccolta di testimonianze di quanti frequentano la scuola di lingua italiana «Igino Giordani» presso il Centro di accoglienza «don Vito Diana» della Caritas diocesana, presso la quale vivo, come insegnante, la mia ministerialità di laica missionaria comboniana a servizio degli immigrati. Parlando delle proprie identità culturali e di persone migranti e stranieri, le storie individuali incontrano la Storia.
Nella prefazione, il direttore della Caritas diocesana evidenzia che siamo in un momento complesso della storia. Il bene sembra fragile. Con facilità si è tacciati di buonismo, e chi non ha motivazioni profonde, con facilità viene meno. Specie davanti ai nostri fratelli e sorelle che vengono da lontano. Cosa fa la differenza, chi decide da che parte stare, cosa permette di uscire da questa silenziosa “guerra” che i “penultimi” sembrano muovere agli “ultimi”? È l’incontro reale con storie e volti. Tutti diversi. Incontrandoli, le differenze implorano desideri di convivialità più che di chiusura, le mani alzate implorano insieme il desiderio di pace e si fanno abbraccio, e pure le religioni diventano possibilità unica per essere vie di pace.

Incontro 23 febbraio 2019

LA MISSIONE


Preghiera
(Dammi, Signore, un’ala di riserva – don Tonino Bello)

Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita. Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati.
A volte nei momenti di confidenza oso pensare, Signore, che anche Tu abbia un’ala soltanto, l’altra la tieni nascosta… forse per farmi capire che Tu non vuoi volare senza me. Per questo mi hai dato la vita, perché io fossi tuo compagno di volo.
Insegnami allora a librarmi con Te perché vivere non è trascinare la vita, non è strapparla, non è rosicchiarla: vivere è abbandonarsi come un gabbiano all’ebbrezza del vento; vivere è assaporare l’avventura della libertà; vivere è stendere l’ala, l’unica ala con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te.
Ma non basta saper volare con Te, Signore: Tu mi hai dato il compito di abbracciare anche il fratello, e aiutarlo a volare.
Ti chiedo perdono, perciò, per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi: non farmi più passare indifferente davanti al fratello che è rimasto con l’ala, l’unica ala, inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine e si è ormai persuaso di non essere più degno di volare con Te: soprattutto per questo fratello sfortunato dammi, o Signore, un’ala di riserva.

Risonanze su iniziative nel territorio locale

Si è tenuto nel mese di gennaio il primo appuntamento del ciclo di conferenze “Martedì della Conoscenza” organizzate dai Missionari Comboniani di Bari, sul tema Il fenomeno migratorio: i dati, le cause e gli effetti. Nell’incontro si sono analizzate cifre e caratteristiche dei movimenti migratori, allo scopo di comprendere l’impatto reale sulla nostra situazione politica-economica-sociale e la governabilità del fenomeno. Governabilità che, secondo le competenze ed esperienze sul campo dei relatori dott. Oliviero Forti, Direttore Nazionale dell’Ufficio Migranti di Caritas Italiana e dott. Vito Savino, Presidente emerito del Tribunale di Bari, è possibile e percorribile solo con un approccio metodico e poliedrico alla questione, a partire dall’azione solidale di ciascuno come singolo e/o come appartenente a delle realtà organizzate, i cosiddetti “corpi intermedi”, coesa con la promozione degli strumenti e dei progetti – esistenti o proponibili sul piano istituzionale, nazionale e internazionale – tesi a creare integrazione e canali sicuri d’ingresso. Ciò senza prescindere dall’approfondimento delle cause geopolitiche del problema.

Incontro 19 gennaio 2019

IL LAICO (parte seconda)

 

Preghiera (di padre Renato Zilio, missionario scalabriniano – tratta da “Vangelo dei migranti”)

Ogni mattino,
quando mi alzo, Signore,
riprendo a respirare e ti dico grazie
di avermi fatto missionario di un popolo che cammina.
Perché vivendo in emigrazione
mi hai insegnato ad avere compassione
di uomini, di donne, di intere comunità che emigrano
con i loro piedi, con la loro testa e il loro cuore,
e con tutti i drammi che li inseguono ovunque,
con una fede e un coraggio a volte ben più grandi dei miei.
Lungo i confini di culture, di lingue o di religioni differenti,
mi hai insegnato ad avanzare con la tua stessa libertà,
che relativizzava ogni cosa e ogni idea,
anche la legge santa di Israele, perfino il giorno sacro a Dio.
Perché uno solo per te era l’assoluto: Dio stesso e il suo mistero
che segretamente accompagna la vita di ogni essere umano
a qualsiasi razza, cultura o lingua appartenga,
ed era questo il tuo insegnamento più bello.
Così ho imparato a non dettare mai legge,
a non impormi a nessuno, a non predicare alla gente,
ma semplicemente a parlare al loro cuore.
Perché è proprio là che tu ci attendi
per trasformarci in tuoi veri discepoli,
che ancora oggi sanno rifare la strada di Emmaus,
dove lo straniero si aggiunge, come allora, per caso…
Ma, in fondo, Signore, sei sempre tu lo straniero
che i nostri passi accompagnano,
ed è verso il tuo Regno che essi ci portano
nel costruire un mondo più aperto, più grande e fraterno;
è la fede di Abramo che viviamo in questo camminare infinito,
che impedisce alle nostre dimore e alle nostre certezze
di farsi eterne come fortezze.
Tutti siamo migranti e in cammino verso di te, Signore,
che esisti nella meraviglia dei secoli. Amen!

Risonanze su iniziative nel territorio locale

Promossa da Pax Christi, Caritas, Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, Azione Cattolica e Arcidiocesi di Matera-Irsina, si è tenuta a Matera la 51a Marcia nazionale per la pace, a cui hanno partecipato alcuni componenti del gruppo LMC di Bari.
Durante l’iniziativa, che aveva come tema quello scelto da papa Francesco per la 52a Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2019 “La buona politica è al servizio della pace”, si sono ascoltate diverse testimonianze:
- mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo della diocesi ospitante, ha sottolineato la necessità di un umanesimo che significa rispetto, dialogo sincero e positivo;
- mons. Filippo Santoro, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, ha sottolineato che abbiamo bisogno di una Chiesa che educhi a rapporti nuovi e incida perché siano rispettati i diritti e i doveri delle persone;
- i giovani di Rondine Cittadella della Pace hanno testimoniato che la cultura è uno strumento per superare quegli stereotipi e quelle barriere che innescano e alimentano i conflitti;
- don Renato Sacco, coordinatore di Pax Christi, ha denunciato lo spreco di denaro per gli armamenti (25 miliardi in Italia nel 2018);
- Annamaria, del Comitato Riconversione RWM di Iglesias, ha chiesto che la società civile italiana affianchi il Comitato nell’impegno portato avanti, dato che i suoi componenti vivono in un territorio povero e perciò sotto il ricatto dell’offerta di lavoro;
- mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, ha detto che per essere veramente cristiani bisogna dare gloria a Dio nella vita di tutti i giorni.
Le offerte raccolte durante la messa con cui si è aperta la Marcia sono state devolute alla mensa dei poveri “Don Giovanni Mele” di Matera. Il percorso a piedi è stato illuminato da fiaccole e bandiere della pace.
La Marcia è stata un’occasione di testimonianza e di rilancio dell’impegno della Chiesa italiana in favore della pace.

Incontro 15 dicembre 2018

I CARISMI

 

Canto: Kumbaya

 

Dagli scritti di san Daniele Comboni (4a edizione del Piano per la Rigenerazione dell’Africa – anno 1871)

2764Il piano che proponiamo è la creazione di Istituti d’ambo i sessi. 2765Questi Istituti dovrebbero accogliere giovani e giovanette della razza negra, allo scopo di istruirli nella religione cattolica e nella cristiana civiltà. 2772Da ciascuno di questi Istituti si formeranno altrettanti corpi maschili e femminili, destinati a trapiantarsi gradatamente nelle regioni dell’Africa centrale, al fine di iniziarvi e stabilirvi l’opera del cattolicesimo.
2773Il Corpo dei giovani negri sarà composto: di Catechisti; di Maestri; di Artisti, a cui si comunicherà la cognizione pratica delle arti necessarie e più utili alle regioni centrali, per formare agricoltori, medici, infermieri, farmacisti, falegnami, sarti, conciatori di pelli, fabbriferrai, muratori, calzolai. 2774Il corpo delle giovinette negre sarà composto: di Istitutrici, a cui si darà istruzione nella religione e nella morale cattolica; di Maestre e donne di famiglia, le quali dovranno promuovere l’istruzione femminile in leggere, scrivere, far conti, filare, cucire, tessere, assistere agli infermi.
2775Trapiantati mano mano questi drappelli, ciascun individuo, mentre presterà la sua opera a propagarvi la religione e la civiltà in cui venne a tal uopo istituito, ed a promuovere l’agricoltura, potrà abbracciare quello stato di vita a cui si sentirà più inclinato. 2776Dalla classe dei Catechisti si caverà la sezione degli individui nei quali si scorgerà una probabile disposizione allo stato ecclesiastico; e questa verrà destinata all’esercizio del divin ministero. 2777Dal drappello delle giovani negre, che non aspirassero allo stato coniugale, si caverà parimenti la sezione delle Vergini della Carità. Questa sezione costituirà la falange destinata a reggere le scuole delle fanciulle e a compiere le funzioni più importanti della cristiana carità.
2778In tal modo, per mezzo del ministero del Clero indigeno e delle Vergini della carità, coadiuvato dall’opera dei Catechisti, dei Maestri, degli Artisti, delle Istitutrici, delle Maestre e donne di famiglia, si formeranno a poco a poco numerose famiglie cattoliche, e sorgeranno fiorite società cristiane.

Risonanze su iniziative nel territorio locale

Organizzati da alcuni uffici di curia dell’Arcidiocesi Bari-Bitonto, si sono tenuti nel mese di novembre due incontri sul tema “immigrazione”, a cui hanno partecipato alcuni componenti del gruppo LMC di Bari.
“Nessuno è straniero (?). Migrazioni e integrazioni” è stato il titolo dell’incontro organizzato dalla Caritas, con testimonianza dell’avvocato Tommaso Salvatore, operatore della Caritas di Otranto (LE), il quale si è soffermato su alcuni aspetti che dovrebbero contraddistinguere chi opera con i migranti: conoscenza, memoria, empatia, umanità, coraggio, umiltà.
La conoscenza richiede di non fermarsi alle informazioni della TV e dei social network: un sussidio informativo molto utile da leggere è l’annuale Rapporto Immigrazione Caritas-Migrantes, che non ha finalità statistiche, ma di riflessione. La memoria comporta ricordarsi che l’Italia è stato in passato ed è tuttora paese di emigrazione. L’empatia significa condividere la vita degli altri: emblematico a tal proposito è stato per la diocesi di appartenenza del relatore l’adesione al progetto della Caritas nazionale “ProTetto: Rifugiato a casa mia”. L’umanità richiede di non dimenticarsi mai di avere di fronte delle persone cui sono riconosciuti i diritti fondamentali dell’essere umano, per cui è necessario trattare gli immigrati nel rispetto della loro dignità di essere vivente e – per noi credenti – di figli e figlie di Dio. Il coraggio comporta da un lato non scaricare sugli altri la responsabilità di offrire risposte di aiuto ove in realtà si sia già nelle condizioni di fornirle; dall’altro lato comporta metterci la faccia con chi si scaglia a priori contro gli immigrati, superando “la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore” (papa Francesco, Evangelii Gaudium, 270). Infine l’umiltà significa non sentirsi mai dei supereroi in grado di risolvere i problemi da soli, bensì fare rete con altri, singoli e associati.

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