Beato chi decide nel suo cuore il santo viaggio. (salmo 83)
PRE-COMPRENSIONE
La Lettera Apostolica (Motu Proprio) “Porta fidei” dell’11 ottobre 2011 di Papa Benedetto XVI, ha indicato le date dell’Anno della fede: 11 ottobre 2012 – 24 novembre 2013.
A 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II.
A 20 anni dalla promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Obiettivo principale di questo Anno è quello di “sostenere la fede di tanti credenti che nella fatica quotidiana non cessano di affidare con convinzione e con coraggio la propria esistenza al Signore Gesù” (Mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione).
Il contesto di crisi generalizzata è “l’espressione drammatica di una crisi antropologica che ha lasciato l’uomo a se stesso; per questo si ritrova oggi confuso, solo, in balìa di forze di cui non conosce neppure il volto e senza una meta verso cui destinare la sua esistenza” (Mons. Fisichella).
“La Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita… Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato. Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone” (n. 2, Porta fidei).
“L’Anno della fede, quindi, intende essere un percorso che la comunità cristiana offre a tanti che vivono con la nostalgia di Dio e il desiderio di incontrarlo di nuovo. È necessario, pertanto, che i credenti sentano la responsabilità di offrire la compagnia della fede, per farsi prossimo con quanti chiedono ragione del nostro credere” (Mons. Fisichella).
Icona: porta da aprire (Porta fidei) e soglia da varcare.
Beato chi decide nel suo cuore il santo viaggio (salmo 83).
“Nel nuovo mondo che sta nascendo, abbiamo bisogno di dare spazio ad ogni fede perché contribuisca pienamente al bene dell’umanità” (N. 41, Messaggio finale del Sinodo per l’Africa).
1. In viaggio
Il tempio per il pio israelita è la meta da raggiungere per accostarsi a Dio e abitare la sua casa.
Per arrivarci occorre un viaggio, o meglio un pellegrinaggio. Non si tratta di una gita turistica ma di un cammino che coinvolge corpo e spirito. Il pellegrino è trascinato in avanti dal suo cuore che spinge anche la sua carne verso le dimore di Yahweh. La tensione verso Gerusalemme, polo d’attrazione di tutte le speranze d’Israele, si trasforma in un desiderio intenso che si snoda in tre momenti:
* il desiderio passato di accedere al tempio;
* il desiderio rafforzato durante il viaggio;
* il desiderio saziato nella preghiera presente davanti alle porte del tempio e alle sue costruzioni.
C’è una profonda attesa per una comunione con Dio da cui non staccarsi più.
“Gli uomini si augurano di vivere giorni a migliaia e vogliono vivere a lungo quaggiù. Oh! disprezzino queste migliaia di giorni e volgano una buona volta il loro desiderio a quell’unico giorno che non ha né alba né tramonto: giorno unico, giorno eterno, prima del quale non c’è stato un ieri e dopo del quale non incalza un domani” (S. Agostino da Esposizioni sui Salmi).
“I credenti, attesta sant’Agostino, “si fortificano credendo”. Il santo Vescovo di Ippona aveva buone ragioni per esprimersi in questo modo. Come sappiamo, la sua vita fu una ricerca continua della bellezza della fede fino a quando il suo cuore non trovò riposo in Dio. I suoi numerosi scritti, nei quali vengono spiegate l’importanza del credere e la verità della fede, permangono fino ai nostri giorni come un patrimonio di ricchezza ineguagliabile e consentono ancora a tante persone in ricerca di Dio di trovare il giusto percorso per accedere alla “porta della fede” (n. 7, Porta fidei).
Il salmo 83, destinato ad essere usato alle porte del tempio come testo liturgico d’ingresso al tempio, indica anche la parabola della vita. Siamo alle prime piogge d’autunno. Grazie ad esse rispunta il verde sulla terra bruciata dalla calura estiva.
Salmo 84 (83)
1 Al maestro del coro. Su «I torchi…».
Dei figli di Core. Salmo.
2 Quanto sono amabili le tue dimore,
Signore degli eserciti!
3 L’anima mia languisce
e brama gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.
4 Anche il passero trova la casa,
la rondine il nido,
dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari,
Signore degli eserciti, mio re e mio Dio.
5 Beato chi abita la tua casa:
sempre canta le tue lodi!
6 Beato chi trova in te la sua forza
e decide nel suo cuore il santo viaggio.
7 Passando per la valle del pianto (Bakà)
la cambia in una sorgente,
anche la prima pioggia
l’ammanta di benedizioni.
8 Cresce lungo il cammino il suo vigore,
finché compare davanti a Dio in Sion.
9 Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe.
10 Vedi, Dio, nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.
11 Per me un giorno nei tuoi atri
è più che mille altrove,
stare sulla soglia della casa del mio Dio
è meglio che abitare nelle tende degli empi.
12 Poiché sole e scudo è il Signore Dio;
il Signore concede grazia e gloria,
non rifiuta il bene
a chi cammina con rettitudine.
13 Signore degli eserciti,
beato l’uomo che in te confida.
2. La soglia e la porta di casa: affacciarsi
“Attraversare quella porta comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita” (n. 1, Porta fidei).
“Per visibilia ad invisibilia” (dall’esterno all’interno) maschera Beté della Costa d’Avorio.
(S. Paolo – Concili)
* “Non abbiamo quaggiù una città nella quale resteremo per sempre; cerchiamo la città che deve ancora venire” (Eb 13,14).
* “Gli uomini con la loro intelligenza possono vedere nelle cose che egli ha fatto le sue qualità invisibili, ossia la sua eterna potenza e la sua natura divina” (Rm 1,20).
* “Quand’ero bambino parlavo da bambino, come un bambino pensavo e ragionavo. Da quando sono un uomo ho smesso di agire così. Ora la nostra visione è confusa, come in un antico specchio; ma un giorno saremo a faccia a faccia” (1Cor 13,11-12).
* “Non viene prima ciò che è spirituale, prima viene ciò che è materiale; quel che è spirituale viene dopo” (1Cor 15,46).
* “Noi concentriamo la nostra attenzione non su quel che vediamo, ma su ciò che non vediamo: infatti quel che vediamo dura soltanto per breve tempo, mentre ciò che non vediamo dura per sempre” (2Cor 4,18).
* “Noi sappiamo che la tenda nella quale abitiamo, cioè il nostro corpo terreno, viene distrutta. Sappiamo però di avere in cielo un’altra abitazione costruita da Dio, che dura per sempre. […] Mentre viviamo in questa tenda terrena gemiamo oppressi da un peso. Infatti non vogliamo essere privati della tenda terrena, ma ricevere anche quella celeste. […] È certo che finché viviamo in questa vita terrena siamo lontani da casa… viviamo nella fede e non vediamo ancora chiaramente” (2Cor 5,1-7).
Quel volto di madre, chino…
La scoperta di un Dio che si rivela nella tua vita si stampa nella interiorità di ciascuna persona. Questo volto di madre chino amorevolmente su di te si moltiplica all’infinito sino a farti scoprire il volto universale che tutto avvolge, il volto di Dio. Per questo il volto infinito non lo si deve ricercare fuori ma dentro di sé. Aderire alla ricerca di un volto più grande di tutti, ti mette in cammino continuo e in pellegrinaggio verso la sorgente.
“Beato chi intraprende nel suo cuore il santo viaggio”.
Rifletti: sono chiuso in me stesso, mi faccio delle domande e mi do delle risposte. Se accettassi gli interrogativi dell’umanità che potrebbe succedere?